Software libero e libera coscienza ********************************** Per software si intendono genericamente i vari tipi di programmi che consentono lo svolgimento di specifiche funzioni degli elaboratori elettronici. Il software si puo' considerare un complesso di tecnologie 'soffici', per loro natura ampiamente modificabili, in contrapposizione a cio' che si definisce hardware, (la ferramenta), la struttura fisica, i circuiti degli elaboratori. In sintesi il software rappresenta le parti 'impalpabili' ovvero l' immaterialita', "l' anima" delle macchine. Agli albori della scienza dei calcolatori il software non aveva un valore commerciale in se', ma rappresentava semplicemente un mezzo necessario per poter utilizzare gli elaboratori stessi. Veniva generalmente commissionato dalle industrie dei calcolatori per garantirne il funzionamento di base. Il codice sorgente di un software (source code) e' la descrizione delle procedure necessarie a svolgere uno specifico compito, espresse in un linguaggio comprensibile dall' uomo. Il codice sorgente, per essere eseguito dall' elaboratore deve essere tradotto in forma binaria, attraverso uno strumento denominato compilatore. Il codice binario di un programma, risultato della traduzione, e' espresso in un linguaggio dipendente e comprensibile esclusivamente dall' architettura della macchina. Il codice sorgente quindi ci e' indispensabile per comprendere, apprendere, modificare, riorganizzare il funzionamento degli strumenti software. All' interno del codice sorgente, inoltre, gli autori (programmatori) possono inserire commenti (sezioni di testo che non si tradurranno in istruzioni per la macchina) allo scopo di fornire ulteriori informazioni a lettori umani. Nelle comunita' di condivisione del software il codice sorgente costituisce una ricca letteratura capace di trasportare gli umori, la cultura e i differenti approcci ai problemi affrontati. Il sistema operativo UNIX, sviluppato inizialmente dall' AT&T nei primi anni settanta, fu il primo sistema indipendente dalle architetture hardware. Molto diffuso negli ambienti accademici, UNIX fu per alcuni anni disponibile con il codice sorgente. Quando l' AT&T si rese conto della diffusione del proprio sistema operativo, decise di restringere la liberta' offerta fino ad allora agli utenti UNIX. A partire da quel momento presero vita diversi progetti per la realizzazione di un sistema UNIX-like di nuovo libero ed aperto. Ovviamente questi progetti furono inizialmente sviluppati nelle universita', dove numerosissimi ricercatori fecero la loro prima esperienza sul sistema originale ancora corredato del rispettivo codice sorgente. Inizialmente le universita' statunitensi, furono teatro dello sviluppo di implementazioni piu' o meno libere di sistemi operativi UNIX-like. Nello stesso tempo venivano create anche implementazioni proprietatrie ma le principali innovazioni provenivano comunque dall' ambiente universitario e soprattutto in quegli ambiti della ricerca critica, slegata dall' accademia: in tale contesto nasce il Progetto GNU. Il Progetto GNU --------------- Il progetto GNU (GNU 's Not Unix - http://www.gnu.org/gnu/thegnuproject.html) e' stato lanciato nel 1984 per sviluppare un sistema operativo libero compatibile con il sistema UNIX. La necessita' di un nuovo sistema si sviluppo' anche a causa dell' incompatibilita' tra le nuove generazioni di calcolatori ed i sistemi precedentemente sviluppati come software libero dagli hacker che gia' li utilizzavano. I nuovi calcolatori venivano venduti assieme a sistemi operativi proprietari, il che per alcuni appariva inconcepibile. Una comunita' di condivisione del software come quella dei primi hacker negli ambienti accademici non poteva accettare di firmare accordi di non divulgazione per utilizzare software. Era contro l' etica della comunita', era un atteggiamento antiscientifico. Richard Stallman, abbandonato il laboratorio del MIT per evitare potesse interferire con la distribuzione libera del sistema GNU, si dedico' alla creazione dei primi strumenti di base da utilizzare nello sviluppo del resto del sistema: un editor di testi (Emacs) ed un compilatore multilinguaggio (GCC). Con il tempo si diffuse l' interesse per il progetto, e venne fondata la Free Software Foundation quale struttura organizzativa e di raccolta fondi. Nel 1990 il sistema GNU era quasi completo, l' unica parte mancante era il kernel, ovvero quello strato del sistema che fa da interfaccia tra le applicazioni e l' hardware. Nel 1991 uno studente finlandese, Linus Torvalds, a partire dal lavoro svolto da Andrew Tanenbaum, che aveva sviluppato assieme ai suoi studenti un sistema Unix-like didattico per personal computers di nome Minix, sviluppo' un kernel compatibile con Unix e lo chiamo' Linux(tm). Attorno al 1992, la combinazione del sistema GNU ancora incompleto, con il neonato kernel Linux(tm), produsse un sistema operativo libero completo. Questa versione del sistema, che si puo' chiamare propriamente GNU/Linux, e' oggi largamente utilizzata e supportata, e riesce ad 'influenzare' colossi dell' informatica come SUN(tm), IBM(tm), Microsoft(tm). Il sistema operativo GNU/Linux molto diffuso oggi, sul quale numerose aziende di rilievo investono gia' da alcuni anni, si fonda e cresce rizomaticamente in questi primi progetti universitari. Figlio di Berkeley, del MIT e soprattutto della Free Software Foundation, il sistema piu' conosciuto con il nome di 'Linux', e' gia' da tempo oggetto di studi economici e finanziari allo scopo di cogliere fattori, tendenze, e modelli del successo riscontrato per poi riprodurli per scopi interamente commerciali. Gran parte del successo di questo sistema, tuttavia, e' legato alla soddisfazione di coloro che hanno partecipato e partecipano tuttora al suo sviluppo. Una felicita' che dipende dall' entusiasmo di costruire assieme qualcosa che da soli sarebbe impossibile creare, e allo stesso tempo, qualcosa che renda liberi dai meccanismi commerciali che deformano lo sviluppo tecnologico attraverso il segreto industriale e la competizione scorretta. Difficile da catturare, questo movimento ha prodotto nell' ultimo trentennio la maggior parte delle infrastrutture della moderna Internet. Le applicazioni piu' utilizzate per i principali servizi del network, per la posta elettronica, per i servizi web, per le conferenze, sono prevalentemente implementazioni libere di protocolli liberi. Per protocolli liberi si intendono quei protocolli definiti attraverso un confronto pubblico. Gli RFC (Requests for Comments), esemplari di questa pratica, sono documenti che descrivono essenzialmente le interazioni macchina-macchina, uomo-macchina, uomo-uomo, all' interno di un network eterogeneo e vengono pubblicati come raccolta di commenti, divenendo poi standard di "publico dominio". I protocolli maggiormente in uso nella interrete sono esempi di protocolli liberi basati sui documenti RFC. Per il software invece, il termine 'libero' si riferisce alla possibilita' di accedere al codice sorgente, di modificarlo e di redistribuirlo. Esistono software liberi coperti o meno da licenze, e queste licenze contengono piu' o meno restrizioni. La licenza creata dalla Berkeley University per la propria versione di UNIX (BSD), ad esempio, dichiarava esplicitamente la possibilita' di utilizzare il software per qualsiasi scopo, ponendo come unica restrizione l' obbligo di mantenere visibili le origini del codice nel caso di successiva redistribuzione. Un' altra licenza molto popolare, la GNU General Public License, creata dalla Free Software Foundation per la sua versione di sistema UNIX-like (GNU), dichiara esplicitamente le liberta' offerte agli utenti, ponendo come unica restrizione l' obbligo di garantire le stesse liberta' agli utenti di eventuali redistribuzioni anche modificate del codice coperto da tale licenza. Le liberta' espresse dalla licenza GPL si compongono essenzialmente di 4 livelli, a partire da 0: 0. Liberta' d' uso del software per qualsiasi scopo, senza bisogno di chiedere permessi e senza dover pagare per il consenso all' utilizzo. 1. Liberta' di aiutare se stessi attraverso l' autoformazione, l' apprendimento delle metodologie implicate nello sviluppo del software, e attraverso la liberta' di operare modifiche al software stesso. 2. Liberta' di aiutare gli altri (neighbours) per mezzo della distribuzione e ridistribuzione del software, garantita attraverso la copia libera e legale. 3. Liberta' di sviluppare la propria comunita' attraverso il rilascio del codice pubblico per consentire l' evoluzione anche parallela di comunita' di senso. Il fenomeno del free software nasce fondamentalmente da esigenze proprie, esigenze non di vendita del prodotto software ma del suo utilizzo (freedom_level 1). Cosi' come emerge dalla prima liberta' che va rispettata nel software libero: la liberta' di aiutare se stessi. L' idea di macchine che aiutino o sostituiscano il lavoro dell' uomo e' ancora viva nelle menti dei romantici sviluppatori di software libero, e questa idea viene continuamente sviluppata e la sua realizzazione perseguita attraverso la scrittura di istruzioni di lavoro per macchine elettroniche. L' intrinseca riproducibilita' del software e la sua distribuibilita' immediata attraverso la Internet ad un costo quasi nullo ha permesso a queste "ricette per computer" di diffondersi a macchia d' olio passando da macchina a macchina, e di evolvere nel tempo mediante l' intervento di altri 'programmatori' felici di correggere errori concettuali o di aggiungere funzionalita' a programmi liberamente utilizzabili e distribuibili (freedom_level 2). E' la liberta' contenuta nel software ad incentivare questa collaborazione spontanea sia tra programmatori che tra utilizzatori, e' la coscienza della possibilita' di essere importanti nello sviluppo degli strumenti che si usano, di avere la liberta' di partecipare allo sviluppo della propria comunita' (freedom_level 3) che spinge sempre piu' gente ad utilizzare software libero. Ma non e' solo questo. C'e' una profonda differenza qualitativa tra software libero e software proprietario. Una differenza pratica che ha ormai raggiunto un buon livello di funzionalita' e di conseguenza invita anche utenti meno coscienti della liberta' contenute in un software ad utilizzarlo con soddisfazione. Il modello di sviluppo dei software proprietari e' tipicamente lo stesso dei prodotti "usa e getta": un ingente investimento iniziale nell' ingegnerizzazione del processo di produzione/vendita/estinzione del prodotto ed il conseguente inarrestabile ciclo di saturazione/differenziazione dei mercati mondiali. Mentre nelle prime industrie basate sul modello taylorista gran parte dell' ingegnerizzazione veniva applicata ai processi della sola produzione, oggi sempre piu' si spostano grossi investimenti per l' analisi delle fasi successive ovvero del consumo, delle transazioni e della differenziazione. Cosi' nella produzione di software proprietario viene posta molta attenzione nell' accorciamento del ciclo di vita di un programma in modo da poter reimmettere nel mercato una nuova versione leggermente modificata poco prima della sua saturazione. Attraverso accordi tra le industrie del software e dell' hardware, inoltre, le nuove versioni degli stessi programmi necessitano via via maggiori risorse in modo da costringere gli utenti ad aggiornare anche i propri computers. Il software libero e' tale anche perche' libero da queste strategie industriali controproducenti per la qualita' della vita di tutti. Un software libero puo' essere dispendioso in termini di risorse hardware, ma se lo e' lo e' probabilmente a causa della poca competenza dei suoi sviluppatori, non a causa di una strategia commerciale o di un diabolico piano industriale. Tuttavia e' piu' frequente il caso in cui un software libero sia di gran lunga migliore in termini di performance, robustezza e flessibilita' rispetto ad un software proprietario che svolge le stesse funzioni. Cio' e' determinato dal tempo che si dedica non piu' alla differenziazione di prodotti esclusivamente destinati alla vendita ma al miglioramento di strumenti destinati ad uso in primo luogo personale. Per tutti. Contrariamente al software proprietario, prodotto seguendo i moderni modelli di sviluppo, il software libero viene concepito secondo un modello piu' "sano per la salute pubblica", vale a dire: meno spreco di energie, liberta' di accesso alle tecnologie, diritto di eguale sviluppo ed impiego di strumenti innovativi, cooperazione sociale nella costruzione e nel godimento di strutture PUBBLICHE. Struttura: supporto alla funzionalita' -------------------------------------- La conformazione di una struttura dipende dalla funzionalita' che si vuole esplichi. Nei casi in cui la funzione di una struttura e' designata a prendere decisioni, indipendentemente dal consenso delle persone coinvolte nelle decisioni prese, una struttura verticistica tende a ridurre i tempi del raggiungimento dello scopo e puo' essere quindi piu' efficiente, per l' obiettivo, fermo restando gli effetti a breve e lunga scadenza che i mezzi adottati producono. Una struttura orizzontale, al contrario, e' piu' efficace per svolgere funzioni in cui la partecipazione paritaria e' un obiettivo o un requisito fondamentale. La funzione di socializzazione, come la funzione di produzione e distribuzione di informazioni, e' indubbiamente una funzione piu' orizzontale che verticista. La funzione di produzione e distribuzione di informazioni, in particolare, e' investita nella nostra societa' di una funzione altra rispetto alla determinazione della verita' ed e' quindi spesso espletata attraverso una struttura verticistica tale da rendere piu' effettivo il suo controllo. Spesso si sono cercate forme di comunicazione e organizzazione orientate alla partecipazione definendo strutture - piu' o meno capaci di raggiungere il loro scopo - atte a questa funzione. La stessa democrazia e' la definizione di una struttura e delle sue funzioni. Le assemblee politiche sono un' altra struttura pensata per ottenere ancora una volta una maggiore distribuzione delle responsabilita' decisionali nonche' una piu' libera circolazione delle conoscenze / informazioni. A loro volta sono le stesse strutture a suggerire o ad imporre con la loro conformazione modelli funzionali orizzontali piuttosto che verticisti. E' qui si viene a determinare una situazione di 'overlap' tra tecnica e politica. Per quanto riguarda il software, possiamo analizzare il modo in cui le differenti concezioni dei sistemi informatici hanno suggerito e suggeriscono un uso piu' o meno cooperativo. A partire dai sistemi operativi, un' importante rivoluzione tecnosociale e' stata introdotta con lo sviluppo dei primi sistemi multiutenza. I primi calcolatori infatti venivano usati a pieno per l'esecuzione di singoli programmi "dati in pasto" alla macchina uno alla volta. Il meccanismo di condivisione di tempo ha introdotto la possibilita' di far lavorare la macchina contemporaneamente su piu' compiti, assegnando delle fette di tempo ad ogni processo funzionale. Al crescere dei processi funzionali diminuisce il tempo assegnato ad ognuno, come si vorrebbe anche in una ideale distribuzione equa delle risorse del pianeta. Di conseguenza, dopo l' introduzione del meccanismo di "time sharing", fu concepito il concetto di multi-utenza, ovvero la possibilita' di associare un gruppo di processi funzionali ad utenti reali in modo da mettere effettivamente in pratica questa condivisione delle risorse di calcolo tra persone. Uno dei primi progetti legati a queste caratteristiche si chimava MULTICS, un sistema pensato essenzialmente per applicazioni di messaggistica, attraverso terminali dislocati a livello di quartiere. Gli scopi che spinsero i finanziatori a sostenere questo progetto furono probabilmente legati all' abbassamento dei costi di manutenzione per gli uffici e per il personale, che sarebbero stati sostituiti da reti telematiche, o all' idea che comunque lo strumento informatico in mano a tutti i dipendenti di una azienda, avrebbe accresciuto il valore dell' azienda stessa. Il progetto MULTICS, fallimentare, venne ripreso in seguito sotto altro nome: UNIX. (da molti a uno). Cosi' MULTICS venne ridimensionato a UNIX e una volta portato a termine trovo' un' applicazione ideale nei network accademici. Tuttora nelle universita' di tutto il mondo e' tipico trovare terminali di accesso a sistemi UNIX sparsi negli edifici. Un elemento che caratterizzo' il successo di questo sistema operativo fu la sua trasparenza. UNIX non era un sistema oscuro, imperscrutabile, ma un sistema aperto, sotto gli occhi di tutti, da tutti modificabile e migliorabile. Uno strumento, una struttura, liberamente adattabile alle esigenze dei suoi utilizzatori. Fu cosi' che nacquero e si diffusero in seguito numerose versioni diverse del sistema ognuna piu' o meno aperta, piu' o meno utilizzata. Un approccio differente all' utilizzo dei calcolatori e' stato lanciato dapprima attraverso gli Home Computers, successivamente con i Personal Computers (PC). In questo caso l' idea fu quella di rendere i calcolatori accessibili a tutti, alla stregua di elettrodomestici. Il calcolatore personale e' una sorta di agente elettronico privato che ci aiuta a svolgere i nostri compiti individuali. Il rapporto di interazione (HCI) e' fra individuo e pc, privato ed esclusivo, come si evince dal termine 'personal'. La privatizzazione che si instaura nel rapporto personale con la macchina non favorisce la cooperazione tra gli individui. La caratteristica della multiutenza, al contrario, favorisce la condivisione delle strutture di calcolo. La disponibilita' di sistemi liberi UNIX-like in grado di funzionare anche su Personal Computers ha portato ad esempio la nascita di tanti sistemi in cui diversi utenti si possono "incontrare" su un computer (attraverso l'interazione di processi software) per scambiarsi informazioni o per co-utilizzare le capacita' di calcolo della macchina. Chi ricorda i Bullettin Board Systems (BBS) puo' trovare in questo modello una loro naturale evoluzione. La conoscenza del mezzo e' pero' fondamentale per poter mettere in pratica questa condivisione. Costruire strutture ------------------- La internet, ad esempio, nasce come rete di sistemi UNIX, e chi usa sul proprio computer un sistema GNU sa di poter realizzare un pezzetto di internet. Un supporto su cui pubblicare documenti, su cui sviluppare software, su cui incontrarsi con altri individui, senza dover necessariamente sostenere le spese di una connessione dedicata permanente ad alta velocita'. La velocita' delle connessioni pone ancora una questione economica. Abbiamo detto che esistono implementazioni libere dei protocolli di rete piu' diffusi tuttavia non sono affatto liberi i canali di comunicazione ne' quelli terrestri ne' tantomeno quelli aerei. Non e' permesso infatti stendere cavi di rame se non con una licenza commerciale, fermo restando il monopolio delle industrie di telecomunicazioni (TLC) su questa attivita'. Non e' altresi' permesso utilizzare tecnologie di trasmissione radio se non acquisendo una licenza per la telefonia mobile (velocita' di trasferimento dati molto elevata - costi per la licenza esorbitanti) o un brevetto da radioamatore (velocita' di trasferimento bassa - costi quasi nulli). In questo scenario l' importanza della "conservazione della banda", ovvero della capacita' di impegnare il meno possibile i canali di comunicazione costituisce una pratica strategica per allargare la base degli utilizzatori delle reti povere. Un altro approccio si sostanzia nel chiedere maggiore accesso alle tecnologie di comunicazione. Recita uno slogan recente: "We Want More Bandwidth!". Ma chiedere non basta: bisogna trovare modi alternativi di soddisfare questo bisogno di spazio, e la conservazione delle risorse rappresenta uno di questi. Se pensiamo ad esempio che a parita' di occupazione di banda (del canale di trasmissione) puo' essere trasferito un pezzo musicale oppure quattro/cinque immagini fotografiche oppure un paio di libri da 500 pagine ognuno, si puo' comprendere il rifiuto della comunicazione "multimediale" da parte di alcuni gruppi di hacker. Se pensiamo che con un brevetto da radioamatore e' possibile creare reti indipendenti dalle compagnie di telecomunicazioni con il solo costo iniziale e *niente bolletta* ma con una velocita' di trasmissione pari ad un quarto di quella raggiunta da un moderno modem, si puo' capire la reazione feroce di chi sapendo questo, si trova a discutere con i propri compagni sull' importanza dell' immagine nella comunicazione ... Se parlassimo di fruibilita', la questione sarebbe legata alla capacita' del destinatario della comunicazione di mantenere l' attenzione sull' oggetto comunicante. Su questa analisi sono nati i concetti di manifesto, volantino, spot pubblicitario. In quel caso e' certamente piu' efficace un' immagine rispetto ad un testo, ma lo strumento telematico puo' assumere sia l' aspetto di uno spot pubblicitario che quello di una rivista, tutto sta nell' interesse del mittente e del destinatario della comunicazione. C'e' quindi da chiedersi: qual'e' lo scopo della nostra comunicazione? Fornire informazioni a chi ne e' assetato o fare colpo su le menti assonnate? Possono essere entrambe attivita' utili, ma se una esclude l' altra per la limitatezza delle risorse a disposizione, bisogna scegliere tra la propaganda e la comunicazione, tra la partecipazione di tutti e la diffusione da uno/pochi a molti. Una struttura orizzontale non deve consentire a pochi di strillare concetti verso molti, bensi' consentire a tutti di strillare, sussurrare o suggerire quello che vogliono a tutti gli altri. In questo la Internet viene messa quotidianamente a dura prova soprattutto attraverso interventi tecnici strutturali che si trasformano in pratica sociale. Per esempio, i protocolli definiti propriamente per il trasferimento di file sono stati dimenticati. Tutti trasferiscono dati, informazioni, immagini, senza piu' criteri di conservazione della banda, o di limitazione del 'peso' dei dati da trasferire. (Spesso infatti si sente dire che un programma e' troppo 'pesante' e quindi troppo lento per essere trasferito.) La responsabilita' non e' degli utenti, ma delle applicazioni! Del software che utilizziamo. Della struttura che si fa funzione e pratica sociale. E' oggi ad esempio universalmente accettata la possibilita' di mandare grossi documenti per posta. Questa pratica e' consentita dai sistemi che usiamo e *di conseguenza* considerata normale. Quasi non ne possiamo piu' fare a meno, inconsapevolemente oppure no sprechiamo risorse. All' epoca dei sistemi di bacheche elettroniche, quando la banda era piu' costosa, le risorse piu' limitate, e gli operatori (sysop) piu' coscienti, era lo stesso programma utilizzato per la posta ad occuparsi dei piccoli accorgimenti di conservazione della banda: frammentava i grossi file in piccole porzioni e le inviava una ad una separatamente. Il software come struttura quindi. Una struttura non proprio fisica, come gli apparati di rete, i cavi di rame, i ricetrasmettitori radio, i satelliti, i calcolatori, ma una struttura logica capace di far funzionare quella fisica in una o in un' altra direzione. La costruzione di strutture, come conglomerati logici e fisici, e' indispensabile per coltivare le nostre liberta', e non subire le nefaste influenze dipendenti dalla proprieta', che oggi come non mai si esplica nelle piu' sfuggenti e mutevoli forme. E' bene dunque non lasciare che queste strutture vengano create esclusivamente da chi ne intende trarre profitto solo per se', distruggendo comunita', separando gli individui, fagocitando risorse preziose. Il grande lavoro svolto dalla comunita' del software libero in questo senso e' stato di aiuto a tutti, consente di mettere in piedi strutture paragonabili in termini di funzionalita' a quelle del grosso capitale; soltanto su scala piu' ridotta, ma non nella visibilita' o nella accessibilita' quanto nella affidabilita' del servizio e nella velocita' di trasmissione dati. Non solo. Ci e' possibile costruire strutture piu' avanzate in termini di funzionalita', piu' orientate alla cooperazione di quelle costruite dal capitale. Serve soltanto sapere come si *fa* ed in questo il software libero e' stato ed e' eccezionalmente educativo. La formazione e' il primo passo verso la liberazione dalle strutture proprietarie. Lo studio, la conoscenza, i saperi reiterati nelle esperienze, le relazioni, rendono liberi, non il lavoro. Una struttura con funzioni di ricerca e formazione non sara' il mercato a fornircela, come non e' stato il mercato a fornirci l' "Internet Gratis" che abbiamo l' impressione di avere. Perche' l' Internet non e' una finestra sulle vetrine del web, ma qualcosa di piu' che viene gradualmente offuscato. Da comunita' a target di mercato -------------------------------- La diffusione del software libero ha favorito da una parte il coinvolgimento di un numero sempre crescente di sviluppatori, utenti e sostenitori, dall' altra il conseguente interesse di molte aziende nei confronti di questo nuovo consumatore-tipo che si andava creando. Come sempre accade alle (sotto?)culture emergenti arriva il momento in cui l' identita' culturale, l' appartenenza ad una comunita', viene espressa attraverso il semplice consumo. Questo meccanismo si e' messo in moto nel momento in cui la comunita' del software libero e' diventata abbastanza grande da poter rappresentare una fetta di mercato appetibile. Cosi' - ad esempio - Netscape Corporation, temendo di perdere la guerra dei browser in cui si trovava faccia a faccia col colosso Microsoft, ebbe l' idea di annunciare una versione 'free' del suo Navigator in modo da conquistare questo nuovo mercato. E cosi' fecero tante altre grandi aziende del software spostando investimenti nel settore del software 'free'. Il modello di sviluppo del software libero non era pero' compatibile con i modelli di business di queste aziende, e cosi' non lo erano quelle licenze tanto care alla comunita' del free software che cercavano di garantire tutte quelle liberta' individuate quali fondamento della cooperazione sociale. Fu cosi' che con la consulenza di alcuni 'esperti' dell' ambiente, le diverse compagnie pioniere del nuovo mercato cominciarono a tirar fuori le proprie licenze pubblicizzandole come simili alle licenze classiche del movimento. ... ed ecco una nuova minaccia per il software libero ... Nascita del termine OpenSource(tm) ---------------------------------- Il termine OpenSource(tm) e' stato coniato nel 1996 nel tentativo di riunire sotto questa etichetta le pratiche e gli strumenti prodotti dalle comunita' del software libero nonche' di fare spazio a quelle aziende interessate a sperimentare per scopi commerciali le metodologie che hanno caratterizzato questi movimenti. In poco tempo questo termine si e' affermato ed e' stato adottato dai diversi attori coinvolti in un modo o nell' altro nelle tecnologie dell' informazione e della comunicazione. Alcuni hanno adottato il termine OpenSource(tm) come sinonimo di "free software", sebbene ci siano delle differenze sostanziali tra le due locuzioni ("Sorgente Aperto" vs "Software Libero"). Altri usano il termine OpenSource(tm) per riferirsi ad un nuovo modello di business. Ci sono infine soggetti per cui l' OpenSource(tm) rappresenta semplicemente una nuova opportunita' di mercato, oppure un particolare assetto con cui doversi necessariamente confrontare per non perdere competitivita'. Il modello OpenSource(tm) ------------------------- Il modello OpenSource(tm) e' stato definito da 'scienziati' e ricercatori sociali come "modello alleanza", dove per alleanza intendono la collaborazione spontanea tra i soggetti coinvolti in un processo finalizzato allo sviluppo di un prodotto il cui uso e consumo e' di comune interesse. ... e' lo stesso consumatore che costruisce l' oggetto del suo desiderio per poi comprarlo ... Secondo questo modello i singoli e le piccole imprese possono allearsi e collaborare allo sviluppo di prodotti che nessuno di loro sarebbe in grado di produrre in proprio. E' il caso questo di alcune societa' fondate negli ultimi anni dai team di sviluppo di applicazioni aperte oggi piuttosto note, o delle cosiddette Internet start-up nate spesso da idee di singoli o di piccoli gruppi. Gli investimenti nello sviluppo di software OpenSource(tm) rappresentano in primo luogo un meccanismo per la definizione di standard sotto forma di software vero e proprio: il prodotto, se largamente diffuso, determina uno standard di fatto. Questo permette all' azienda responsabile dello sviluppo di mantenere un vantaggio competitivo nel settore in cui si inscrive la propria produzione. Il modello OpenSource(tm) e' inoltre quel modello organizzativo che ha portato allo sviluppo di sistemi ed applicazioni alla conquista di un parco utenti sempre piu' ampio, all' affermazione di una realta' che, finora incontrollabile, sta minacciando la stabilita' dei piu' grossi monopoli in ambito informatico, ma che allo stesso tempo ne potrebbe rappresentare la base futura. La fabbrica delle idee ---------------------- Il modello di sviluppo OpenSource(tm) ha prodotto nel tempo una quantita' di software incredibile e in molti casi una innovazione tecnologica irragiungibile con i modelli di sviluppo classici basati sul controllo rigido delle fasi produttive. Questa constatazione ha portato numerosi soggetti a considerare l' OpenSource(tm) come possibile vettore di nuovi e continui profitti ed ha innescato una ricerca di strategie mirate a sfruttare il lavoro convenientemente gratuito di tante intelligenze in grado di creare siffatto valore. Un valore associato sia alla qualita' del prodotto che alla sua capacita' di trasportare messaggi 'altri'. ... come lo shampoo trasporta promesse di bellezza, cosi' l' OpenSource(tm) 'allude' a concetti di liberta' e partecipazione ... Oggi le imprese a carattere finanziario si offrono come alimentatori di nodi di scambio di conoscenze, si offrono come protezione e sostegno dei singoli e delle piccole imprese nello sviluppo di software OpenSource(tm). I programmatori possono utilizzare gratuitamente strumenti tecnologici, macchine veloci e potenti su cui progettare, sviluppare, migliorare e pubblicare prodotti; dispongono di banda - oggi la velocita' con cui si trasmettono i dati da un capo all' altro del mondo e' diventata oggetto di grande valore commerciale - ricevono tutto sommato strumenti comodi e costosi, ma centralizzati per quanto riguarda la gestione e il controllo delle attivita'. Capitale, struttura e arbitrio delle licenze, rimangono centralizzati presso i pochi, mentre l' estesa base degli attori coinvolti, utilizzando le strutture messe a disposizione, restituiscono valori cognitivi attraverso il software e le idee che producono. I proprietari delle strutture, dunque, reimmettono sul mercato il risultato di tale processo attraverso una duplice strategia. Da una parte incentivano il lavoro gratuito di numerosi sviluppatori che creano prodotti, e di utenti/consumatori che li valutano mediante la selezione in base alla vasta scelta di cui dispongono. Dall' altra si appropriano di quelli qualitativamente validi e funzionali aggiungendo loro nuovi e accattivanti 'vestitini' commerciali oppure rimescolandoli a prodotti che poi non potranno essere che redistribuiti dai proprietari stessi. A questo proposito e' interessante notare come la licenza GPL, che permette a tutti la redistribuzione libera del software, viene ostentatamente evitata da troppi progetti ospitati su queste strutture. Questo perche' l' effetto 'contaminante' della GPL impedirebbe il controllo sulla distribuzione del prodotto finale da parte di chiunque. Di fatti, anche se un solo componente software e' coperto da detta licenza, il prodotto finale dovra' necessariamente ereditare gli effetti di redistribuibilita'. Un sistema siffatto ricorda quello della FABBRICA (?postfordista?), dei distretti industriali, i cui lavoratori 'autonomi' sono "schiavi liberi" per scelta o inconsapevolmente, che utilizzano gli strumenti e i modelli offerti senza per questo analizzare, criticare e modificare l' organizzazione di cui fanno parte. Per contro e' necessario che l' insieme dei fattori causali, dei flussi e dei livelli di tutto il sistema produttivo siano analizzati per poi essere criticati, evitando in questo modo che venga attutito, oppure semplicemente ritardato, l' impatto della trasformazione. La riproposizione da parte dell' industria di un modello centralista continua ad alimentare gli stessi schemi economici messi in discussione fin dalla nascita del capitalismo e dalle comunita' stesse del software libero. Ma quali sono in realta' gli effetti che determina questo supermercatone mondiale di strumenti e di saperi? Il rapporto che si viene ad instaurare tra chi sviluppa e chi trae effettivamente beneficio e' un rapporto di interdipendenza. Come hanno detto i PVC e' un 69: "Da una parte lecchi e dall' altra vieni risucchiato". Veniamo trascinati dall' amplesso negli *umori del mercato*. Altro che corpo senza organi ... Software e coscienza -------------------- All' interno delle 'fabbriche' pervasive del codice aperto, Il rapporto che si viene ad instaurare tra chi sviluppa e chi mette a disposizione le proprie strutture, tende a non stimolare la coscienza riguardo l' utilizzo delle tecnologie e del software che viene prodotto. Il passaggio dal software libero al codice aperto, infatti, rappresenta un processo di moderazione della liberta' nelle trasformazioni. In altre parole il modello OpenSource(tm) adegua il software libero alle esigenze delle imprese che assorbono "capitale cognitivo". Osservando da piu' lontano la situazione dell' incessante sviluppo nell' area del software, possiamo affermare che quella a cui stiamo assistendo non e' una vera e propria rivoluzione, bensi' una forma di adeguamento del sistema economico e politico attuale ai nuovi paradigmi della produzione immateriale, ed allo stesso tempo una forma di adeguamento del cambiamento stesso alle necessita' economiche politiche e sociali di quelli che sono gli 'attori' che compongono la scena dell' ICT. Questo adeguamento, che pone gravi limiti all' espressione degli individui, viene spinto da due forze: una attiva ed una passiva. La forza attiva e' quella del capitale che si trasforma cavalcando qualunque valore si venga a creare. La forza passiva e' quella "resistenza al cambiamento" radicatissima nelle grandi organizzazioni sociali. Il software pubblicato con sorgenti non e' piu' necessariamente "libero": non garantisce cioe' l' inalienabilita' dei diritti di copia, modifica, distribuzione ed uso, come ad esempio avviene con l' applicazione della Licenza Generale Pubblica GNU. Infatti l' unico denominatore comune a tutte le licenze OpenSource(tm) e' che il software sia "aperto", cioe' distribuito attraverso licenze che non garantiscono necessariamente i gradi di liberta' espressi dal software libero. Piuttosto accontentano a livello funzionale i vari target interessati, mediante l' accessibilita' ai sorgenti, la gratuita', o altri stratagemmi che denaturano e ri-orientano le importanti trasformazioni culturali che derivano soprattutto dalla comunita' del software libero. E' singolare notare come nel settore informatico il termine 'aperto' abbia sempre caratterizzato iniziative mirate all' assorbimento di un mercato. Standards, architetture, interfacce, librerie, sistemi, licenze: tutte cose che quando associate insistentemente al concetto di apertura hanno dimostrato di nascondere pesanti interessi economici. Iniziative quindi 'aperte' ad assorbire come aspirapolveri idee, relazioni, monete, per poi riproporre il raccolto condito, sporco, ambiguo, con piu' prepotenza di quella utilizzata nell' aspirare. I nuovi proprietari dell' immateriale agiscono attraverso tre principali strutture: la fabbrica, l' informazione, il supermercato. La fabbrica delle idee -- Il controllo dei proprietari sul processo produttivo e' limitato alla fornitura di supporto alla comunicazione (il nastro trasportatore della fabbrica fordista). Il suo sfruttamento non e' esplicito, definito attraverso un contratto, ma applicato di fatto attraverso l' appropriazione invisibile delle idee e delle soggettivita' che si formano. L' informazione propagandistica -- i canali di informazione sono lo strumento attraverso il quale le soggettivita' prodotte in 'fabbrica' vengono rafforzate attraverso la diffusione dei loro peculiari codici. Attraverso l' invasione e la saturazione degli apparati percettivi le individualita' vengono lanciate alla corsa per l' appartenenza al proprio profilo. Caratteristicamente questo soggetto e' allo stesso tempo produttore e consumatore di se stesso. La partecipazione - affettiva e pratica - del destinatario della propaganda alla sua amplificazione chiude un anello di retroazione positiva che tende a saturare i canali di comunicazione e, rinforzando questa struttura, provoca un orientamento verso una crescita insostenibile. Il supermercato della liberta' -- Il supermercato e' il luogo in cui attraverso il consumo si costruisce una soggettivita' che a sua volta ridiventa prodotto. E' il luogo in cui i proprietari possono spiare da dietro gli specchi le abitudini e le preferenze dei consumatori per organizzare la produzione e la disposizione dei prodotti sugli scaffali. E' il luogo in cui rendere i consumatori partecipi al processo produttivo. Conclusioni ----------- In questi ultimi anni molte energie sono state dedicate alla diffusione e alla accessibilita' dei sistemi operativi liberi. L' accessibilita' si sostanzia nella capacita' potenziale di accostarsi ad una tecnologia, a comprenderla, ad utilizzarla, acquisire la capacita' di analizzarla, poterla criticare, e di conseguenza contribuire alla sua libera evoluzione. La diffusione si esplica nella 'propaganda', ovvero l' opera di divulgazione delle idee, che si estende nella pratica dell' invito all' uso di una tecnologia. C'e' uno squilibrio tra il numero di persone che si avvicinano alle tecnologie libere per ragioni puramente pratiche e il grado di coscienza che queste persone hanno riguardo la filosofia che ne e' alla base. Una parte di responsabilita' nel processo di diminuzione di coscienza degli strumenti che estendono la nostra persona e' da attribuirsi alla diffusione di sistemi cosi' detti "User Friendly" (amici dell' utente). Questi sistemi sono caratterizzati dalla funzione di 'guida' dell' utente nello svolgimento di determinati compiti. La necessita' di ricercare un percorso proprio per ottenere dei risultati piuttosto che essere guidati in un percorso predeterminato rende l' utente protagonista piuttosto che consumatore passivo di un prodotto. Shaw's Principle: Build a system that even a fool can use, and only a fool will want to use it. In questo senso, tutta l' energia impiegata, nella costruzione, nell' accessibilita' e nelle evoluzioni parallele delle comunita', piuttosto che nella diffusione propagandistica, che in alcuni casi si puo' chiamare 'auto-sfruttamento', non serve e non deve servire ad incrementare la produzione, non deve servire ad alimentare i forzieri del proprietario, attraverso una insensata produzione di beni superflui, ne' a lavorare per un elevato numero di ore giornaliere, a fronte di un incremento incommisurabile dei guadagni. Questa volta il meccanismo dell' autosfruttamento e' utile all' individuo per scegliere a quale velocita' andare e per godere del tempo ricavato, anche solo per riposare, o per ammirare un cielo stellato. (Queste sono espressioni del potenziale umano!) Finche' il sistema economico-sociale non sara' 'azzerato' il lavoro delle macchine non potra' sostituire quello dell' uomo perche' lo scopo del lavoro e' oggi di dotare l' uomo di denaro. Via via che le macchine impareranno a svolgere i lavori dell' uomo, l' uomo sara' costretto ad inverntarne di nuovi, sempre piu' inutili per accedere ad una risorsa indispensabile alla vita sociale: il denaro. Non e' sufficiente oggettivare la realta' dei fatti (quo_ante). Di fatti la critica, nella migliore delle ipotesi, produce un effetto regolatore che reimposta l' organizzazione sociale attuale. E' necessario piuttosto oggettivare il dissenso alle regole esplicite e implicite della vita. Ci troviamo in un' epoca di scienza normale, della politica e dell' economia. La scienza normale fornisce, come ci ricorda Kuhn, la struttura per la classificazione della realta', ma quando gli elementi della realta' non combaciano/rientrano nelle caselle della classificazione sistemica, gli elementi acquistano importanza tale da far riconsiderare ad una parte della comunita' scientifica il macro-sistema provocando vere e proprie rivoluzioni culturali. La veloce socializzazione dei saperi sembra rappresentare una delle contraddizioni piu' profonde: la produzione di immaterialita' riproduce il capitale? Oppure, innalzando il livello medio di coscienza e di conoscenza funge da base per la frammentazione di esso? Copyright (C) 2001 no workin team Permission is granted to anyone to make or distribute verbatim copies of this document, in any medium, provided that the copyright notice and permission notice are preserved, and that the distributor grants the recipient permission for further redistribution as permitted by this notice. Modified versions may not be made. [ $Id: freesw-contrib.txt,v 0.5 2001/09/08 05:31:23 nwt Exp nwt $ ]