Io non vorrei crepare senza aver visto *almeno* i cani messicani neri che senza sognare dormono a ciel sereno; senza aver conosciuto ai tropici le voraci scimmie divoratrici (le scimmie a culo nudo). O anche i ragni argentati dai serici nidi felici di spruzzi traforati. No, non vorrei crepare ignorando se la presunta monetina che spunta sotto la faccia della luna stia a nascondere una seconda faccia a punta. Se - dopo gran riflessioni - il sole e' freddo. Se le famose quattro stagioni son proprio quattro e non tre. Senza aver passeggiato per il corso in vestaglia guardando fissa la marmaglia dei guardoni. Senza aver ficcato i miei *coglioni* in ogni posto vietato. Io non vorrei finire senza sapere la lebbra (beh, si fa per dire) o almeno la febbre dei sette mali che piu' o meno certamente si acchiappano laggiu': resterei indifferente al bene e al male purche' di tutta questa vasta delizia l'assoluta primizia fosse riservata a me. E poi non basta, c'e' tutto cio' che conosco, che ho imparato ad amare: il fondo verde bosco del mare dove le alghe sottili gareggiano nel disegnare onde di valzer sugli arenili. E ancora la terra, che a giugno crepita e sbotta di odori, e le conifere, e un semplice pugno d'erba... ... e i baci di quella ! Si, insomma quella, signori. Ursula. Ursulotta. La piu' bella orsacchiotta fra tutte le orse maggiori. Quella per cui non vorrei proprio crepare prima di averla avuta tutta. Goderla la bocca nella bocca, i bei seni nelle mie mani, poi con gli occhi il resto e... Basta! Questi son fatti miei. Taccio. Crepare ? Non puoi, come faccio ? ( come si fa ? ) Come vuoi crepare senza che ancora si siano inventate le cose che contano: le rose eterne, le giornate di un'ora, i monti marini e le spiagge, beh, le spiaggie montagnose. La cuccagna finiti tutti i tormenti, i quotidiani splendenti di colori, i bambini contenti e tutti i trucchi ancora dormenti dentro i crani stipati di ingegneri ingegnosi, socialisti associati, urbanisti urbanizzati e pensatori pensosi. Dio, quante cose da fare, da intendere e volere da contare e aspettare, mentre la fine gia' avanza, in notti sempre piu' nere striscia, con la schifosa sembianza di un rospo, non c'e' piu' scampo, eccola gli occhi nei miei... proprio no, non vorrei crepare, nossignori, nossignore, non senza aver fatto esperienza del sapore tormentoso di cui sono goloso e geloso. Il sapore piu' delicato che si possa sentire, il piu' forte. No! No, non voglio morire prima di aver gustato il gusto della morte. Boris Vian